• Kellermann Editore
22-03-2021

NOTIZIARIO dell’Unione ex Allievi della Scuola di Viticoltura e di Enologia di Conegliano

Da questo 2021 Kellermann Editore si occuperà della pubblicazione del Notiziario dell’Unione ex Allievi della Scuola di Viticoltura e di Enologia di Conegliano.
Raccontiamo la storia di questa importante rivista con le parole di Enzo Michelet, presidente dell’Unione ex Allievi, riprendendola dall’introduzione del prossimo numero in uscita nel mese di giugno 2021.

Perché rinnovare il Notiziario?
Questa non è una novità, molte volte è accaduto dalla fine del 1800. Per un progetto tanto ambizioso abbiamo guardato dentro il cappello dell’Unione e abbiamo tirato fuori magicamente un ex allievo, che di queste cose se ne intende tanto da farne un’ importante professione: Sergio Tazzer, che sarà il Direttore responsabile e che potrà contare sulla consulenza scientifica di due scienziati ex allievi, Angelo Costacurta ed Emilio Celotti. In altra parte di questo primo nuovo Notiziario il dott. Sergio Tazzer spiegherà con più cognizione, come sarà realizzata questa nuova forma editoriale. Colgo solo un attimo, ma in futuro sarà illustrata meglio la sua figura, per ringraziare Narciso Zanchetta: ex presidente dell’AEEI, importante enologo, dal 1977 al 2020 Direttore responsabile del Notiziario ed ex vicepresidente dell’Unione. Questo è, il 75° anno della fondazione dell’Unione, avvenuto il 20 ottobre 1946, un motivo in più per ravvivare le braci con del - le nuove iniziative e ricordare i passaggi importanti della sua vita. Due anni dopo la fondazione dell’Unione, nel 1948, rinasce la nostra, al momento inattiva Rivista di Viticoltura e di Enologia con direttore Dalmasso. Sin dagli inizi contiene notizie sulla Scuola e sugli ex allievi riportate in modo regolare su un Notiziario posto nelle ultime pagine. Quando nel 1975 è data in gestione all’Istituto sperimentale per la viticoltura di Conegliano, prende una veste più scientifica, si spoglia del Notiziario e della pubblicità. Nel 2013 purtroppo per carenza di articoli scientifici e di risorse finanziarie entra in quiescenza e vi rimane anche adesso. Dal 1976 il Notiziario ha la veste che conosciamo, pure subendo nel tempo delle modifiche editoriali e di contenuto. È bello ricordare che l’Unione può contare su una tradizione editoriale così importante che ha, se vogliamo, come precursori dal 1869 al 1872 il periodico La vite e il vino diretto da G. Sormanni, poi gli Annali di Viticoltura ed Enologia Italiani diretti da G. Gagna per un anno, e poi fino al 1876 da G. B. Cerletti. Annali che nel 1877, anno di apertura della Scuola, sono integrati nella Rivista di Viticoltura ed Enologia Italiana, diretta da allora fino al 1887 da Cerletti e Carpenè. Nel 1887 nasce una nuova rivista, la Nuova rassegna di Viticoltura ed Enologia, direttori Grazzi-Soncini, Comboni e Carpenè. Questo nuovo periodico, voluto dal Consiglio di amministrazione della Scuola, presieduto in quel tempo da A. Caccianiga, perché si ritiene inopportuno che la Scuola rimanga senza una pubblicazione speciale in seguito alla scelta di Cerletti, che, trasferitosi a Roma, aveva iniziato a pubblicare un Bollettino della Società Generale dei Viticoltori, nel quale voleva accorpare la Rivista. Negli anni 1892-1893 la Rivista diventa Annali della Regia Scuola di Viticoltura ed Enologia di Conegliano, il cui direttore sarà Cavazza. Nel 1894 sarà l’unico anno nel quarantennale 1877-1917 che non sarà pubblicata. Si riprende nel 1895 con il titolo, La Rivista-Periodico quindicinale della Regia Scuola di Viticoltura ed Enologia, direttore Comboni, succeduto dal 1896 al 1912 dai direttori Giunti e Sannino e dal 1913 al 1917 da Sannino e Dalmasso. L’ultimo numero è di ottobre 1917, quello di novembre, che già pronto per la stampa, rimane sepolto sotto le macerie delle Arti grafiche di Conegliano, qualche giorno prima di Caporetto. Riprende come abbiamo detto nel 1948, e negli anni ha avuto varie ristrutturazioni. Ora siamo giunti a questa veste proposta dal nuovo Direttore responsabile, il collega dott. Sergio Tazzer. Veste che noi abbiamo subito condiviso, riconoscendo la sua notevole conoscenza editoriale maturata nell’esperienza di giornalista, scrittore e direttore del Tg 3 Veneto. È stato anche direttore responsabile de l’Enotecnico, chiamato dall’allora presidente dell’Associazione Enotecnici Italiani il nostro ex Allievo Narciso Zanchetta in un momento importante di rinnovamento. Ora il pensiero che ci tormenta e che più accarezziamo è quello che in un tempo prossimo si possa risvegliare dal suo sonno la bella addormentata: la Rivista di Viticoltura e di Enologia. Questo primo numero è quasi una monografia dedicata al prof. Tullio De Rosa che la dr.ssa Severina Cancellier, nostra presidente dal 1999 al 2020, voleva ricordare nel 40°Convegno, che il Covid-19 purtroppo non ha reso possibile. Con questo primo Notiziario di una nuova serie abbiamo l’opportunità di dare a questo scienziato un giusto e riconoscente ricordo. Tullio De Rosa è stato un uomo, ricco di sentimenti, che i giornalisti Bocci e Vicentini hanno definito: il poeta del vino, ma anche maestro di vita e di vite. Un uomo di famiglia affettuoso, che quando parlava della moglie diceva: debbo dire che mi è capitata in sorte una brava moglie e aggiungeva ma brava anche in cucina. Egli ha sostenuto per molti anni la ricerca di una fisionomia ben definita per i vini italiani, promuovendo lo svecchiamento delle caratteristiche dei vini bianchi e sostenendo che la stragrande maggioranza di loro esprime nella freschezza e giovinezza la massima qualità. Ammonisce anche che i vini rossi vanno capiti nelle loro aspirazioni, non escludendo a priori la possibilità che per alcuni di loro si possa trovare nella gioventù il migliore equilibrio. Inoltre raccomanda l’attento uso della botte che definiva: una vera macchina enologica. Predicava di evitare le estremizzazioni e insegnava come i grandi vini rossi cercassero l’equilibrio, con una sapiente percentuale di botte, di acciaio e di bottiglia. Purtroppo non tutti hanno subito capito il senso del suo messaggio: producendo così vini bianchi estremamente freschi, per non dire aciduli, e vini rossi molto giovani o troppo legnosi. L’equilibrio è stato il suo messaggio enologico. Così titolava un suo editoriale su Vigne - vini: “Vini giovani si, ma…Vini Invecchiati si, ma…”. Questo messaggio di equilibrio lo traduce nel suo Tecnica dei vini spumanti, riguardo al Prosecco, assicurando che è migliore se spumantizzato l’anno successivo alla vendemmia o solo tagliato a metà con quello dell’ultima annata. Messaggio ancora oggi limitatamente applicato. Centinaia di viticoltori e di riflesso tutto un territorio, devono l’odierna fortuna e il loro benessere alla visione di De Rosa. Perché il Prosecco che si beve oggi, o meglio la Glera spumantizzata per diventare Prosecco, non è come quella precedente agli anni ottanta, periodo in cui il profetico Professore aveva intuito le caratteristiche che doveva avere questo vino. Non era più carico di colore, non più conservato in legno, non più senza un’armonica acidità. Un motivo in più per ringraziare quest’uomo visionario per quanto ha dato alla comunità enologica e alle genti che gli gravitano intorno. Ricordo le nostre chiacchierate sulla misurazione del rH e dell’ossigeno nei vini per via di quel suo seminario sull’argomento tenuto nel 1987 all’Università di Padova: proprio in quegli anni analizzavo i vini con un innovativo misuratore di ossigeno e lui era felice di discutere i risultati delle mie prove. Finalmente diceva: posso parlare con qualcuno qui vicino, fino ad ora parlavo di rH solo con uno studioso, un russo. La misurazione del rH mi faceva tribolare con le sue difficoltà realizzative: capitava a volte che arieggiavo i vini e il rH si abbassava, mentre riducendoli si alzava, tutto il contrario di quello che mi aspettavo. Benedetto questo misuratore dell’ossigeno. Una delle sue abilità, era quella di realizzare con le proprie mani attrezzature di laboratorio. Un sabato, in un confronto sulla riduzione dei vini sviluppato in Confraternita del Prosecco, gli avevo espresso la mia osservazione che il rame diminuiva anche quando c’erano dei composti solforati in un vino limpido, non solo come avviene in fermentazione alcolica. Di conseguenza il vino perdeva il difetto di ridotto. La difficoltà maggiore stava nel dimostrare la piccola formazione di solfuro. Per fare questo mi ero già procurato delle provette da centrifuga con un setto filtrante adatto a separare i colloidi, però di dimensioni troppo piccole per la mia centrifuga e questo aveva creato uno stop alla mia ricerca. Il successivo lunedì pomeriggio De Rosa arriva nel mio laboratorio con quattro riduttori di legno perfettamente sagomati sia nel diametro sia nella forma concava del fondo. Li aveva costruiti al tornio nella sua piccola officina. In questo numero molti colleghi e amici ricorderanno in modo particolareggiato l’uomo, l’amico, il collega, il maestro e lo scienziato, dando il profilo di una persona che certamente ha onorato la vita.

Enzo Michelet
Presidente dell’Unione ex Allievi della Scuola di Viticoltura e di Enologia di Conegliano