"Cos’è il Grado Babo? Babo von Klosterneuburg insegnava alla scuola di pomologia e viticoltura nel diciannovesimo secolo. Lui inventò questo mostimetro che era lo strumento con cui si misurava il grado zuccherino dei mosti”. Così racconta Sergio Tazzer, che insieme ad Angelo Costacurta è il direttore della collana Grado Babo, nata per parlare di vini che hanno fatto la storia.
“C’è sempre stato un intreccio molto stretto – afferma Angelo Costacurta – fra la storia delle genti e la storia dei vini, fin dai primordi delle civiltà, soprattutto nel bacino del Mediterraneo. Con questa collana, abbiamo voluto mettere in evidenza alcune di queste storie e alcuni di questi vini“.
Scopri i volumi della collana:
primitivo
il vino dei due mondi
Armonia, ordine, bellezza del paesaggio, qualità del vino, che nel caso del Primitivo si aggiungono ad un termine irrinunciabile: tradizione. Chi scelse il nome del Primitivo? La memoria, che è storia ed è anche leggenda, ci racconta di un religioso, appassionato di botanica, don Francesco Filippo Indellicati, di Gioia del Colle, la città pugliese a metà strada dallo Jonio all’Adriatico. Sul finire del Settecento individuò il vitigno, oggetto di scambio con la costa orientale adriatica, confacente alla sua idea di rinnovamento viticolo. Un vitigno che fruttificava presto, primo a maturare. Nel 2000 Antonio Calò individuò il felice futuro del Primitivo, qualità emergente fra i rossi, accanto al Negroamaro, al Nero d’Avola e a pochi altri. Aveva ragione. (S.T.)
custoza
il vino del garda per il riscatto dalle sconfitte risorgimentali
«Finalmente una vittoria!» è il felice slogan, arguto ed elegante, con cui lo scrittore Cesare Marchi ha salutato il Bianco di Custoza DOC. La vittoria è il vino prodotto negli anni ‘60 dalla Cantina Sociale di Custoza con un nuovo, innovativo processo di vinificazione. Leggiadro per i riflessi paglierino-dorati dei suoi colori. Profumato, piacevolissimo, fresco e beverino, inebriante per le tante, armoniose coloriture organolettiche. Un riscatto per le vicende storiche accadute su quelle terre, oggi coltivate a vigneto, dove si sono consumate le due cocenti sconfitte del 1848 e del 1866.
boschèra
dai vini selvatici al nobile Torchiato del Cansiglio
“[…] il Cenedese gode della esposizione continua al sole ed alla brezza che le viene dal mare, ha in ogni parte poderi coltivati e vigneti […] hanno ricevuto dalla natura il dono prezioso di produrre ottime uve e vini generosi”: così scriveva Andrea Bacci nel ‘500. Qui, alle pendici del Cansiglio, da tempi antichissimi si produceva un vino dalle uve selvatiche cresciute spontanee arrampicate sugli alberi e gradatamente domesticate. Nei secoli quell’antico patrimonio genetico si è arricchito di nuovi genotipi dalle potenzialità latenti portati da altri popoli. Quando, finalmente, poco più di due secoli fa, i viticoltori hanno preso piena coscienza dell’importanza delle varietà, i diversi genotipi hanno acquisito un nome (Boschèra, Verdiso, Bianchetta…) e dato origine a prodotti particolari e prestigiosi come il Torchiato di Fregona.
pergola
il vino dei ribelli per l'orgoglio delle colline marchigiane
Tralci di vite ed invitanti grappoli ornano lo stemma della città di Pergola, nome derivante da una vecchia vite allevata a pergolato ed appoggiata ad un muro di una chiesetta al centro della città chiamata Santa Maria di Piazza.
Niente poteva essere più significativo per una città che sarebbe nei secoli diventata famosa per la produzione di vino.
Il viandante che casualmente passa per questi luoghi oggi, come nei secoli passati, sente sicuramente parlare di storie di briganti, di tesori nascosti, di Bronzi Dorati, ma soprattutto di un vino: "la Vernaccia Rossa di Pergola".
malvasia
il vino prezioso d'Oriente che Venezia rese prezioso nel Mediterraneo
La Malvasia non sta ad indicare un’unica varietà; ci sono diverse produzioni che all’interno del loro nome contengono “Malvasia” e tra queste varietà non vi è uniformità morfologica. La gran parte delle Malvasie sono vitigni bianchi, ma esistono varietà nere, rosa, grigie, neutre, aromatiche e altre ancora con un sapore moscato. Fonti storiche attendibili sostengono che il nome “Malvasia” debba prendere in considerazione tanto i fattori storici quanto quelli sociologici.
Ai mercanti veneziani va riconosciuto il merito di aver introdotto le Malvasie nelle regioni adriatiche e mediterranee.
marsala
il vino di Garibaldi che piaceva agli inglesi
La storia del Marsala iniziò quando il commerciante inglese John Woodhouse spedì in Inghilterra un carico di botti di vino della zona di Marsala, Sicilia. Nel 1805 l’ammiraglio Horatio Nelson vinse la battaglia di Trafalgar contro le flotte riunite di Spagna e Francia: il Marsala, che già compariva sulle mense di tutte le navi della marina britannica, divenne il Marsala Victory Wine, vino augurale, vino della vittoria. Più tardi la storia ci racconta che Garibaldi, in visita alla cantina dei Florio nel 1862, abbia assaggiato una versione amabile del Marsala, immediatamente battezzata “Garibaldi superiore”.
Fu questa la singolare storia che sancì la fortuna di questo vino.